Mai 'na gioia

novembre 30, 2014

6:30 di sabato mattina: suona la sveglia e prima ancora di aprire gli occhi penso una parolaccia. La scuola il sabato deve essere illegale.


6:33 vado in bagno e agghiacciata mi ricordo che oggi è il giorno x, e il giorno x si traduce in analgesici e lines é.

8:14 il professore di latino decide di non interrogare sulla versione data per casa e vanificare quindi tutto il mio studio del venerdì pomeriggio -che non è stato poi molto visto che mia madre ha voluto fare l'albero di Natale, lo so, siamo precoci- . 
Le parolacce sono già a quota tre, se si conta quella sputata alla vecchietta sull'autobus. "Signora, penso -ma non dico- , ma lei che cazzo ci fa alle sette e trentacinque di sabato mattina sul mio autobus, si può sapere?"

10:00 educazione fisica. La mia simpatica insegnate non ha ancora capito che io non mi metterò mai e poi mai a giocare a pallavolo con la il IV H. Prima o poi se ne dovrà fare una ragione.

11:00 vado ad una conferenza sulla democrazia a cui mi sono iscritta con la mia amica M. solo per saltare l'ultima ora ed evitare l'interrogazione di filosofia. E' politicamente scorretto, sì, ma la filosofia rinascimentale è ancora peggio, mi si creda sulla parola.

13:00 finisce la conferenza e quando mi ritrovo da sola in strada senza la mia amica M. che se n'è andata in moto, la consapevolezza mi colpisce in viso come uno dei ceffoni di mia madre: sono nel quartiere di Prati -Prati?! Prati?!- che secondo il google maps del mio iPhone si trova a 24 min di camminata da piazza Venezia e a due giorni e due notti di passeggiata da casa mia.

13:02 inizia a piovere, ovviamente non ho l'ombrello.

13:03 finisce l'effetto del Moment e ricomincia il dolore ai reni. A questo punto trattengo una bestemmia solo perchè sono una signorina per bene.

13:22 trovo la fermata di un autobus con direzione Piazza Venezia. Mi viene mal di testa e sono fradicia. 

13:27 Prendo l'autobus e sospiro di sollievo. Quando arrivo a Piazza Venezia scopro con orrore che c'è una manifestazione e tutte le linee degli autobus sono deviate. Le parolacce sono superflue: voglio solo andare a casa. 

13: 45 prendo l'autobus che mi dovrebbe portare dritta a casa facendo la seguente strada: Piazza Venezia, Via del Corso, Piazza Barberini e su per Via Veneto. Quando l'autobus devia voglio mettermi a piangere, sta andando dalla parte opposta da casa mia: Piazza Venezia, Circo Massiamo, Via Labicana, Via Merulana. Dopo questa strada il mio spirito dell'orientamento va a farsi benedire, voglio solo piangere. Sono bagnata, dolorante, raffreddata, col ciclo, il mal di testa e ho pure fame vista l'ora.
Dopo mezz'ora di tragitto in strade e in quartieri dimenticati dalle divinità vedo la stazione Termini, forse stiamo per rimetterci in carreggiata. Casa però è ancora lontana.

14:35 arrivo a casucciabella e mi pare un sogno. Sono affamatissima e voglio solo un altro Moment. 
"Che si mangia?"
"Noi abbiamo già mangiato. Riscaldati la pasta. E' con i broccoli"
Broccoli. Non posso crederci, davvero.

16.00 mia sorella mi sveglia dal mio sonno sul divano. "Ricordati il dentista tra mezz'ora" Ma questa giornata finirà mai?

16.30 Vado dal dentista e scopro che è nella stessa struttura ospedaliera in cui hanno portato il caso di ebola italiano. Grande.

17:00 Esco dall'ospedale e piove di nuovo. Le cattive abitudini sono dure a morire, ovviamente non ho l'ombrello.

18.00 arrivano a casa mia BBF e F. e cazzeggiamo fino alle 22.00 quando mi costringono ad uscire. La verità è che non va di uscire manco a loro, che la prospettiva di vedere Le pagine della nostra vita sdraiate sul mio letto con un pacco di biscotti senza olio di palma alletta molto di più che un vagabondaggio per le vie di Trastevere al freddo e al gelo, ma noi siamo teenagers e dobbiamo per forza uscire il sabato sera.




23: 45 Brille e anche qualcosa in  più vaghiamo per il centro. Abbiamo giubbotti e controgiubotti e sciarpe e stivali pesanti perchè in giro quasi a dicembre c'è di sicuro un freddo pungente. E invece no, si muore di caldo. Quindi siamo brille e anche qualcosa di più con le giacche fastidiosamente tenute in mano o a pesare nella borsa.

01.15 grazie a Zeus ci decidiamo che per questa sera il divertimento è stato anche troppo e ci mettiamo in macchina. Manco a dirlo io e F. crolliamo addormentate due secondi più tardi. Credo che sia la prima volta in cui mi capita di essere felice che sia passato il sabato.





Ludo.


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8 commenti

  1. E' una tristissima domenica sera e la frase "mai 'na gioia", quantomeno mi rispecchia in questo periodo, quindi non ho resistito alla tentazione di cliccare sul tuo post. Io (anni fa) feci il liceo nel mio piccolo paesino, mentre tutto il trambusto che tu descrivi lo vivo ogni giorno per andare all'università e sì, c'è proprio da bestemmiare!

    Roma è tanto bella ma col tempo di certo sa farsi odiare. Va troppo di fretta e non ti aspetta... Appunto, never a joy! Prepariamoci per la settimana entrante e... in bocca al lupo! ;)

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    1. Se non sono tristi non sarebbero domeniche... E per la settimana entrante, stay strong.
      Ormai i miei motti sono questi: stay strong e mai 'na gioia.

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  2. La vita in città offre molte cose, ma davvero è più dura e più stressante!
    Ti fa perdere un sacco di tempo...
    Per fortuna quella giornata è passata... che sabato bestiale! :)

    Moz-

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  3. Perché pioggia e corse saltate degli autobus vanno sempre insieme?

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    1. E' il principio della legge di Murphy, ne sono sicura.

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  4. Se c'è qualcosa che ho imparato nella mia vita è quella di non uscire per forza. A volte le idee più sagge sono davvero le migliori.

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    1. Alla fine è stata una serata piacevole, se non fossimo state così stanche ce la saremmo sicuro goduta di più. Com'è che si dice? Dormiremo da morti...

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