#Venerdì di Maggio - Like a candle in the wind

maggio 01, 2015

Ecco il quarto post della rubrica #Venerdì dedicata alle pippe mentali della mia amichetta F.

Ludo.



Tutti siamo spinti nel medesimo luogo;
nell'urna si agita la sorte di ognuno:
prima o poi la sorte dovrà uscire,
e ci farà salire sulla barchetta verso l'esilio eterno.






A volte penso troppo.
Mi annoio, mi  incanto, fisso un punto che non esiste e penso, incartando il cervello in analisi che non dovrebbero appartenermi.
In breve durante l'ora di fisica mi  improvviso regista e giro film mentali a raffica su cosa potrebbe succedere con il ragazzo incontrato alla festa di Arianna, oppure con il ragazzo conosciuto a casa di Filippo. 
Il mio cervello parte per la tangente e regredisce all'età di undici  anni confidando in sogni irrealizzabili che più penso e più spero si avverino.
Purtroppo ho dovuto abbandonare il capo regia di High School Musical versione F. perchè qualcosa di più viscido e straziante ha preteso spazio nella mia testa. 
Da quasi tre settimane a questa parte non riesco a non pensare alla morte.
Ho sempre saputo di  non aver paura della morte, poichè è sempre stata così lontana da me che ero arrivata anche ad esserne curiosa: cosa ci sarà dopo? Nulla? Qualcosa? Ricomincerà tutto da capo? Un parco mozzafiato in cui scorrono torrenti di latte e miele?
Adesso ho toccato con le mani e pianto con le mie lacrime che non c'è nulla di intrigante e curioso nella morte. La morte è deleteria e distruttiva. 
La mia vita non sarebbe più la mia vita senza mia madre che mi sveglia la mattina, senza il mio amico che scorrazza per il quartiere su uno Scarabeo, senza mia nonna che si lamenta per come uso le posate, senza mia zia che ascolta e non giudica.
Eppure succede, succede che un padre muoia quando si è appena maggiorenni, succede che un nonno muoia sulla sedia a rotelle, succede anche che l'amico di sempre sia schiacciato da un autobus.
Mia madre è da un po' ricoverata in ospedale. Questi  giorni in cui i dottori e mio padre non mi hanno permesso di andarla a trovare e l'hanno costretta a stare lontana da me sono sembrati e mi sembrano anche ora lunghissimi e stranissimi. 
Oggi per la prima volta sono andata da lei in ospedale: è cosí magra ora, e fragile e diversa da come la conosco. Mentre ero lì non mi ha rimproverata, non si è lamentata, non ha neanche alzato la voce.
Quando mi è stato detto che si era ammalata non ero a casa, non ero neanche a Roma; ho pianto fortissimo e la paura mi ha stretto la gola:  "e se muore?" continuavo a ripetere "e se muore?", "e se muore?".
Il terrore che ci siano delle potenziali e molto eventuali ipotesi che questa schifo di malattia che l'ha infettata possa ucciderla mi ha svuotato e mi svuota ogni giorno. Ma cosa c'è da svuotare se non sento di percepire più niente?

Mi dicono che il peggio è passato, e io ci credo.

F.

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2 commenti

  1. La morte...
    La morte è solo uno dei tanti passaggi della vita.
    Tanti ne hanno il terrore e solo pochi si rendono conto che non c'è nulla di cui aver paura, perché in fin dei conti è una cosa naturale così come lo è nascere.

    Ho pensato spesso alla mia e solo una cosa posso dire: arriverà ed io sarò qui pronto per accoglierla.

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    Risposte
    1. Anche io pensavo così, poi ci ho sbattuto la faccia contro e ho cambiato idea.

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