Hollywood nel cassetto

ottobre 03, 2014








Nel mulino che vorrei ho finito -finalmente- il liceo e dopo essermi laureata in Lettere Moderne alla Sapienza/ al DAMS di Bologna/ alla facoltà di musica e spettacolo qui a Roma -quando avrò le idee precise farò sapere la mia scelta finale- faccio una specializzazione alla scuola Holden di Baricco a Torino e prendo un diploma in sceneggiatura teatrale e cinematografica. Lì conosco i grandi nomi e divento discepola di uno dei campioni del cinema italiano come Verdone, Benigni o Moretti. 
Il mio mentore mi propone un posto di lavoro fisso nella produzione del suo prossimo film, ma io rifiuto perchè il mio sogno è un sogno americano. 
Allora mi trasferisco a Los Angeles con una pseudo raccomandazione del mio mentore che riesce a procurarmi un posto più che precario come ultima ruota del carro in una produzione di un film demenziale ma a larga distribuzione. Porto borse e caffè per qualche anno senza far leggere niente a nessuno. 
Ma eccola lì la mia occasione d'oro -anche detta botta di culo- riesco ad entrare nella produzione di un film di Scorsese e con il passare del tempo lui si accorge della mia esistenza. Mi prende in simpatia e capisce che sono gagliarda e che in me c'è qualcosa su cui può lavorare. Mentre mi permette di partecipare in silenzio alle sue riunioni burrascose ed elettrizzanti con uno dei miglior team di Hollywood mi propone di fagli leggere qualcosa di mio. 
Capita che io lavori anche quattordici ore al giorno, ma quella notte la passo in bianco a revisionare la sceneggiatura migliore che abbia mai scritto. 
Due mesi dopo averla lasciata sulla scrivania di Scorsese mi ritrova la faccia di Martin che mi strappa davanti i fogli della sceneggiatura e li lascia cadere per terra in mille pezzi.Puoi fare di meglio. Dice.
Quella sera quando torno a casa scoppio a piangere e litigo col mio fidanzato momentaneo che mi dice di abbandonare, che il lavoro non è tutto, io gli ribatto che è il mio sogno e non mollerò mai e lui urla che i sogni dovrebbero renderti felici, non isterici e psicotici.
Inizio a presentare una sceneggiatura diversa ogni mese a Scorsese e ogni mese la ritrovo frantumata nel trita-carte o nel cestino della carta riciclabile.
Mi lascio con il fidanzato perchè non ci vediamo mai e quando ci vediamo sono troppo stanca.
Un giorno però mentre sto revisionando i copioni di un film che ha prodotto Di Caprio, Scorsese compare sulla soglia del mio ufficio con un fascicolo di fogli arricciati. 
L'ho rivisto e riscritto tutto. Mi dice. A settembre proporrò agli sponsor questo film, leggiti il nuovo adattamento.
Lascio perdere i copioni e prendo in mano i fogli. Oh, My God.
E'il mio film, il mio Kolossal su Cicerone. 
La produzione lo approva e dai media viene anticipato come il nuovo Titanic. 
Leonardo Di Caprio, viene ingaggiato come protagonista, Nicole Kidman come Terenzia, Matt Damon nelle veci di Cesare, Jude Law interprete di Pompeo e un attore amatissimo dal pubblico adolescente ed emergente sul grande schermo si giocherò il ruolo della sua carriera nelle vesti del giovane Ottaviano.
Regia e produzione a cura di Martin Scorsese e la sceneggiatura, nonostante sia diversa da quella originale, porta la mia firma.
Durante le riprese conosco, dopo anni passati a revisionare i sui copioni e le sue battute, Leonardo Di Caprio e tra noi inizia una storia di sesso.
Non la prendo seriamente perchè ho paura di sognare qualcosa di più di quello che è in realtà: qualche bacio bollente nei camerini dei set e del sesso sfiancante nella piscina della sua villa a Beverly Hills. 
Compro una casa, bianca e con il giardino ma non ho tempo di curarla troppo nonostante lo desideri immensamente perchè con la storia del film ho milioni di altre cose a cui pensare. 
Quando il film è completo e sistemato, dopo notti passate nella sala cinematografica personale di Scorsese a rivedere, riavvolgere, cancellare e aggiungere sequenze, la mia carriera ha preso ormai il volo: mi arrivano lettere di partecipazione a nuove produzioni ogni giorno e il mio cuore esplode di felicità. Dopo la conferenza stampa antecedente all'uscita del film posso prendermi una pausa: arredo finalmente la casa, ci invito mia madre e le racconto di quanto è stato emozionante e sconvolgente essere seduta nel tavolo con Scorsese a destra e Di Caprio a sinistra davanti ad un ammasso di fotografi e giornalisti che chiedevano anticipazioni sul film. Prenoto una vacanza e me ne vado a Cuba con S. che intanto ha una rubrica di giornalismo d'assalto al New York Times e sta cercando disperatamente di adottare un bambino conosciuto in uno dei suoi servizi in Brasile. 
Quando torno in ufficio dopo la vacanza a partire dal portiere del palazzo e a concludere con il mio assistente bisessuale -perchè adesso ho anche un assistente personale- mi guardano tutti con degli occhi sgranati e bisbigliano concitati tra loro. Chiedo spiegazioni ma vengo spedita di fretta all'ultimo piano nell'ufficio/attico di Martin.
Quando apro la porta dopo aver bussato vedo Martin seduto davanti alla scrivania e Leonardo che fissa il panorama fuori dalla vetrata. 
Siediti.
Obbedisco e ho un brutto presentimento. Leonardo si muove e appoggia le mani sulla poltrona in cui mi sono accomodata. 
Sono arrivati i candidati per i premi Oscar. Mi dice Martin e mi passa una busta.
Percepisco un brivido di eccitazione lungo la colonna vertebrale mentre sfoglio i miglior film stranieri, i miglior truccatori, i migliori effetti speciali e poi eccolo. Homo Novus, il mio film, candidato come miglior film, miglior attore protagonista. 
Sorrido a Leonardo che ricambia e mi fa segno di continuare a leggere, adesso ho paura e mi pizzicano gli occhi. 
Candidata Nicole Kidman come miglior attrice non protagonista, e infine eccolo lì, il mio nome. Nero su bianco. 
Caccio un urlo, scatto in piedi e scoppio a piangere tra le braccia di Leonardo Di Caprio in persona. 
Sono al settimo cielo e nessuno potrà mai togliermi questo momento. La frenesia dei mesi che anticipano la cerimonia è luccicante e lussuosa, mia madre prende il primo volo per Hollywood e piange di gioia, per la prima volta davanti a me. 
Scegliamo il vestito da indossare e le scarpe e quando Leonardo Di Caprio mi chiama, non il suo assistente, proprio lui, per invitarmi ad andare insieme  alla Notte degli Oscar non posso fare a meno di sentirmi la donna più fortunata del pianeta. Perchè lui non ha mai portato nessuna donna con cui usciva come sua accompagnatrice agli Oscar. 
Ovviamente declino, ma non a malincuore perchè avere mamma accanto vestita con un abito di Valentino mi da molta più soddisfazione. 
Il momento della mia busta dorata durante la cerimonia sembra non arrivare mai e lì mi rendo conto di quanto serva essere attori in un momento di ansia come quello, per dissimulare l'agitazione. 
Leonardo non vince neanche stavolta, mi guarda e alza le spalle ma sorride. 
Poi all'improvviso Will Smith dice che è il turno della migliore sceneggiatura e chiama sul palco Woody Allen con in mano la busta. 
Sento che potrei morire ma non muoio.
La sala si volta verso di me e non sento più nulla. Ha detto il mio nome? Ha detto il mio nome?.
Mia madre mi abbraccia e non mi sembra di essere quella che sono. Mi alzo dalla poltrona e ci ricado sopra, Leonardo mi aiuta, siamo in terza fila e il tragitto fino al palco è breve. Io però mi fermo a metà strada e assaporo il momento, perchè devo, perchè è tutto mio, ed io sono io, e non nessun altro potrà mai essere orgoglioso come io lo sono di me stessa in questo momento impagabile. 
Salgo sul palco e Allen mi abbraccia e mi bacia sulla bocca, ridono tutti ma io non li sento. 
Ed eccomi qui, davanti alle persone più famose del pianeta a fare un discorso sul credere nei sogni e a ricordare me stessa da adolescente che con BBF mettevo la sveglia alle due e mezza del mattino la domenica prima della versione di latino per seguire in diretta la cerimonia della premiazione. Ed ora sono lì, non a Roma in pigiama con un pacco di biscotti e abbracciata alla mia amica del cuore a tifare per la 'Grande Bellezza' con la stessa enfasi che mio padre ha impiegato quando vinse l'Italia nel 2006 contro la Francia. 
Ringrazio una sfilza di persone e poi chiamo Leonardo sul palco per condividere la statuetta, non mi sono resa conto di averla stretta così forte tra le dita fin quando non ho sentito le mie braccia allungarsi verso di lui per passargliela. 
Lui ci poggia una mano sopra ma non me la sfila dalle mani, mi prende per la vita e mi bacia sulla guancia davanti a tutti, ma si vede che non è solo un bacio di amicizia.
Una volta scesi dal palco lo sento, sento che avevo ragione su tutto e che davvero, se ci credi, i sogni nel cassetto li fai uscire fuori.


Ludo.

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6 commenti

  1. Ma in questo tuo sogno bellissimo, non potevi almeno far vincere l'Oscar a Di Caprio? :)
    In ogni caso, se è questo che sogni, spero possa avverarsi^^

    Moz-

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    1. Se avesse fatto vincere l'oscar a Di Caprio, dovrebbe ammettere che è un sogno irrealizzabile. Così invece è quantomeno plausibile.

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    2. Ho più speranze io di vincere un oscar che non sono nessuno che di caprio. Il mio è un sogno, non fantascienza

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  2. Ognuno deve avere un proprio sogno ed inseguirlo con tutte le proprie forze. I sogni sono la segnaletica grazie alla quale non ci perdiamo nel corso del cammino che stiamo seguendo.

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    1. Io non so neanche se la sto intraprendendo una strada, peró quando mi annoio penso a che tipo di vestito indosserei alla cerimonia

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