Questo non è un ennesimo stupido banale elogio a NYC

luglio 21, 2016

New York non è come pensavo sarebbe stata, non è neanche come la desideravo, o come tutti mi avevano detto che era. 
Dai racconti, dai film, dalle serie in TV, sapevo che sarebbe stato amore a prima vista, che avrei pianto di commozione vedendo i grattacieli e i taxi gialli.
New York non è un film. 
Non c'è Carrie Bradshaw che corre per andare da Big sulle sue Manolo, non ci sono Serena e Blair su una limousine che viaggia in direzione Upper East Side, non c'è Woody Allen che insieme ad Annie fa la fila al botteghino di un cinema, non c'è Miranda che veste Prada.
Ci sono un sacco di persone, sì, tantissime ad attraversare sulle strisce pedonali di Times Sq., ad ogni semaforo verde saranno almeno settanta. New York è affollatissima, e dai film i grattacieli sembrano più alti. 
L'ho girata, da sola da solissima, in lungo e in largo per tre giorni, e per i primi due giorni mi sono odiata perchè non capivo il motivo dell'euforia delle persone che per tutta la vita non avevano fatto altro che dirmi quanto fosse sorprendente questa città. Il secondo giorno, in cima all'Empire State Building, ho guardato il panorama -meraviglioso- e ho pensato che la città è più sorprendete  se vista dall'alto piuttosto che se vissuta in basso, ai piani terra.
Il terzo giorno, l'ultimo, sono andata a Centeral Park, ed in mezzo ad un parco che sembra essere Villa Borghese mi sono accorta che non ero a Villa Borghese. Centeral Park è il posto che più mi entusiasmata, forse perchè ho visto quadretti di vita quotidiana: medici in pausa pranzo che bevono frullati verdi, due donne con i capelli alla maschietta che prendevano il sole in costume da bagno, ciclisti, e tante, tantissime tate nere con altrettanti tantissimi bimbi bianchi nei loro rispettivi completini Lacoste e ben allacciati ai loro costosissimi passeggini super attrezzati. E poi ovvio, in alto, oltre le foglie degli alberi, le finestre dei grattacieli che brillano nella luce di mezzogiorno.
Mi ero ripromessa di non fare spese, che a Houston ci sono gli stessi negozi che ci sono a NY e che non valeva la pena perdere tempo a fare file alle casse per oggetti che avrei trovato anche altrove. Però, c'è un però, non ce l'ho fatta. Sono passata otto volte davanti l'insegna luminosa del Forever 21 più grande del mondo tirando dritto, poi però  l'ultimo giorno, il terzo, ho ceduto e sono entrata.




Non mi sono innamorata di New York a prima vista come pensavo sarebbe accaduto, ci ho messo due giorni per farmela piacere e un giorno per iniziare a capirla. Credo che per poterla amare ci dovrei vivere una vita intera o almeno una buona parte. Per me va bene, dove devo firmare?

Ludo.

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5 commenti

  1. È successo lo stesso a me con LA. Oggettivamente una città senza senso e personalità. Ma non posso fare a meno di amarla con tutta me stessa. Ma ce n'è voluto.

    Sono curiossisima del Texas. Sarai in vacanza da amici o girerai da sola?

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    1. Per innamorarmi delle cose, delle persone, delle città ho bisogno dei miei tempi, sì.
      Per il Texas...resta sintonizzata!

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  2. Non esistono le città dei film.
    Sono universi paralleli di come sarebbero le città se la vita reale fosse più divertente (ed avesse una colonna sonora).

    Ogni città ha la propria magia ma raramente è così esposta.

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  3. Mamma che bello,sto recuperando tutti i post, ed bello leggerti perché un po' è come essere venuta a ny insieme a te. Sono davvero contenta per te, te lo meritavi questo viaggio.

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