Breve storia del mio nuovo cappello

novembre 20, 2015

La settimana scorsa mi è arrivato un pacco bellissimo a casa: di cartone, grande, compatto, con il bollo dello Stato della California. 
Eccitatissima e anche un po' spaventata ho aperto il pacco. Quando faccio shopping su internet ho sempre il timore di aver buttato via i soldi, che questa o quella cosa non mi stia bene o che dal vivo sia una schifezza. Devo dire che mi è capitato solo una volta di essere scontenta di un acquisto, ma non sto assolutamente parlando di questo.
Con non poche difficoltà ho strappato via l'imballaggio di plastica e gettato la carta di protezione, poi l'ho visto: largo, opaco, nero, morbido. Eccolo, il cappello dei miei sogni. Il cappello dietro cui sbavo da anni è finalmente mio e ora posso indossarlo.
Avevo avuto a quindici anni un'avventura con un cappello, nero anche lui, un trilby hat sobrio e da rockettara radical-chic. L'avevo preso da Bershka in un fine settimana di saldi e per sfoggiarlo il lunedì seguente a scuola. Pessima mossa. Il cappello era diventato lo zimbello della ricreazione di quella mattinata dopo che la mia vecchia insegnante di Italiano mi aveva domandato in un orrido dialetto napoletano se stessi andando alle audizioni di XFactor. Stronza puttanella ammazza autostima, chi te l'ha data la licenza per insegnare a ragazzini brufolosi e insicuri che arrivano a scuola contenti di un nuovo cappello, eh?
Ho imparato la lezione, niente cappelli a scuola, colpevole fu anche il cappello stesso che non è più voluto uscire dal mio armadio per la vergogna e si è sformato negli anni. L'ho buttato questo Settembre mentre facevo il cambio stagionale: indossato una sola misera volta e ferito mortalmente dalle ingiurie di una vecchia megera.

Floppy Wide-Bim Whool - Forever 21



Negli anni non mi sono fatta scoraggiare e ho comunque indossato cappelli, ma solo per il freddo, non più per l'estetica. Almeno fino a sabato scorso, quando il mio nuovo acquisto ha fatto il suo debutto in società.
E' un floppy hat di Forever 21, economico e con mia grande sorpresa di qualità. Per poco più di dieci euro mi aspettavo un cappello di simil cotone plasticato, invece dopo averci girato per casa con il glorioso pigiama della Carica dei 101, mia madre me l'ha sfilato per leggere l'etichetta. Rullo di tamburi, il bugiardino ha rivelato l'inaspettata novella: 100% lana.
La sera della sua prima sfilata pubblica era incantevole, l'intero outfit, e non solo,gli  ruotava attorno: la gonna a tubino, le calze parigine, gli stivaletti di pelle.
Trionfante è uscito dalle porte dell'autobus in direzione centro città. La comitiva di amici non l'ha accolto subito con la standing ovation che si meritava, c'erano battutine e frecciatine piccanti nell'aria, eppure non una sola amica della piacevole combriccola si è guardata bene dal chiedermi il permesso per provarlo e specchiarcisi nel finestrino di un auto parcheggiata.
Alla fine della grande serata il cappello è tornato a casa orgoglioso e compiaciuto, adesso non vede l'ora di tornare all'avventura insieme al nuovo vestito rosso di American Apparel che mi hanno regalato per il compleanno e che ancora non ho avuto occasione di indossare.

Gia Mini Dress - American Apparel



Ludo.

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4 commenti

  1. Avevo un cappello sul modello del trilby hat, solo che il mio era leggermente meno sobrio perché la strisciolina che c'era era coi teschi bianchi e le rose rosse, da brava punk/emo girl... l'ho usato due volte per un motivo simile al tuo e dato via. Ora lo userei come cappello per estetica e fanculo al mondo, infondo esco con la bombetta stile arancia meccanica.
    E tutto questo per dire: ESCI CON QUEL CAPPELLO CHE MI SA DI FIGHISSIMO!, sì, urlato.

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  2. Io adoro Forever 21.
    Comunque sii chi vuoi essere.

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  3. E chi vorrei essere? E'questa la domanda da un milione di dollari...!

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