lo stupro non rende forti
maggio 29, 2019
Ho visto la quarta puntata di Games Of Thrones e, dopo aver riflettuto a lungo sulle parole di Sansa, ho deciso di buttare giù qualche riga, perché io non sono assolutamente d'accordo con lei.
Sansa fa una battuta, a mio avviso, profondamente infelice quando ricorda le esperienze devastanti che ha avuto con dei (sub)uomini. Sansa dice, parafrasando, che se non fosse stata violentata, torturata e massacrata sarebbe rimasta per sempre una debole ("un uccelletto delicato").
Io non sono d'accordo: lo stupro non rende forti.
Fortunatamente io non ho mai subito violenze sessuali o moleste gravi ma, in quanto donna in quanto essere umano in quanto persona senziente, affermo senza riserve che chi è costretto a subire violenza è un sopravvissuto, una vittima, non un eroe.
Lo stupro cambia le persone che lo hanno subito, non c'è dubbio, lo stupro è un atto animale che viola l'unica cosa di cui un essere umano è veramente e naturalmente proprietario: il proprio corpo. Lo stupro è un atto di forza fisica che schiaccia la persona, la annienta e la trasforma in un pezzo di carne, in un buco in cui inserire il pene e le mani. Le persone che subiscono violenza sessuale (maschi e femmine, bambine e bambini) non diventano più forti... come può un'esperienza abominevole in cui la dignità umana svanisce rendere una persona forte? E' un controsenso, un paradosso.
Le persone che hanno subito violenza sessuale, possono riuscire a trovare la forza di andare avanti, di risollevarsi, di ritrovare la propria autodeterminazione... ma questa loro forza non è merito dello stupro, dello stupratore. La forza di volontà della vittima è una conseguenza faticosissima provocata da un crimine schifoso.
Lo stupro non rende forti, lo stupro rende deboli, rende inumani.
Ci tengo a chiarire il concetto di inumanità, per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento: l'atto dello stupro è mirato a rendere una persona non più una persona, piega l'umanità della vittima, la svilisce, la ammazza.
Concludo con un frammento del libro The Last Girl: My Story of Captivity, and My Fight Against the Islamic State di Nadia Murad, ex-schiva del sesso per l'Isisi e vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2018:
“At some point, there was rape and nothing else. This becomes your normal day. You don't know who is going to open the door next to attack you, just that it will happen and that tomorrow might be worse. You stop thinking about escaping or seeing your family again. Your past life becomes a distant memory, like a dream. Your body doesn't belong to you, and there's no energy to talk or to fight or to think about the world outside. There is only rape and the numbness that comes with accepting that this is now your life. Fear was better. With fear, there is assumption that what is happening isn't normal. Sure, you feel like your heart will explode and you will throw up, you cling desperately to your family and friends and your grovel in front of the terrorists, you cry until you go blind, but at least you do something. Hopelessness is close to death.”
#restiamoumani #ognigiornoèlottomarzo #nonunadimeno #vivalavita #vivalalibertà
3 commenti
Non ho mai guardato Games of Thrones (sono antica scusa!).
RispondiEliminaComunque sono d'accordo con te, e la tua analisi: lo stupro non rende forti.
Non ho molto altro da aggiungere alle tue parole, se non che spero che di stupri e violenza ce ne sia sempre meno (e possibilmente zero...)
Le conseguenze di un evento traumatico, quale può essere subire una violenza (sessuale o non), è una "deformazione" psicologica dell'individuo, che può portare anche fino a una vera e propria rottura della sua psiche, con conseguenze spesso drammatiche.
RispondiEliminaLa frase che hai citato è, hai indubbiamente ragione, parecchio infelice.
Bisogna però darle un senso all'interno del contesto (anche se non seguo GoT, comunque).
Una risposta a eventi di tale tipo è la costruzione di un muro psicologico allo scopo di proteggere l'individuo da futuri minacce alla sua integrità. Quindi, letta nel contesto, la frase è veritiera: si ottiene un rafforzamento.
C'è però un prezzo da pagare: nei rapporti sociali ci scambiamo bidirezionalmente emozioni. Il muro blocca questo scambio da entrambi i lati. Quindi non è un rafforzamento che si ha (quello sarebbe positivo), bensì un indurimento.
Ciò che è forte conserva l'elasticità (rimane resiliente), ciò che è duro può essere distrutto.
Io non sono assolutamente un esperta di psicologia, né parlo parlo per esperienza personale. Il mio post è solo una riflessione su un tema che ogni due per tre esce fuori in milioni di contesti. Ti ringrazio per questa piccola lezione sui termini giusti da usare, non li conoscevo. La distinzione tra rafforzamento e indurimento è davvero esaustiva, rende molto l'idea. :)
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