#Venerdì di Gennaio - In silenzio

gennaio 30, 2015

Vi ricordate di F.? La ragazzetta simpatica e snob che gestisce #Venerdì, la rubrica più o meno mensile ? 
Eccola di nuovo qui con il suo articolo di Gennaio.

Ludo.







Sono le otto e un quarto del  mattino e le porte dell' autobus si aprono scricchiolando, il freddo pungente che mi ha congelato le guance e il naso cozza contro una vampata di vapore caldo spruzzato dal motore . L' autobus è stracolmo di persone: un paio scendono giù mentre una mandria di gente tenta di salire pestando piedi, lanciando gomitate e spintonandomi come se non fossi lì anche io. Mi lancio sull'autobus senza preoccuparmi della vecchietta dietro di me: non posso arrivare tardi anche oggi.
Sono compressa tra persone che mi sembrano tutte altissime e hanno le braccia tese verso i corrimano, il mio naso è affondato nella sciarpa perchè qui dentro a quanto pare nessuno ama il sapone. 
Quasi non respiro, sento l' aria diventare rada e mi sale la nausea, sguscio tra ascelle e zaini, arrivo alla porta automatica e quando vedo la strada oltre il vetro mi sento meglio. 
Oggi c'è l' interrogazione di greco e vorrei provare a prendere il quaderno per ripassare i versi ma qui dentro non c'è spazio per respirare figuriamoci per mettersi a sfogliare Saffo.
Allora allungo la mano nella tasca e afferro una cuffietta, metto una canzone qualsiasi, in questo momento una vale l'altra, basta che ascolti qualcosa. Abbasso il volume fino a sentire la musica  come se facesse da sottofondo, come se fosse la colonna sonora della mattinata. 
Sull'autobus a quest'ora ci sono sempre degli habitué che mi fanno simpatia: la babysitter filippina, il signore con la  cravatta azzurra e la donna con il cappello viola, che adesso è davanti a me e che ieri mattina litigava al telefono, col fidanzato? Col padre? Datore di lavoro?Non saprei, però era parecchio giù e faticava a non piangere e anche oggi non mi sembra avere una bella faccia. Fissa un punto immobile, qualcosa che solo lei può vedere, ha le occhiaie scure e il viso triste. 
La signora accanto a noi ha un buon profumo e quasi mi viene voglia di far fare capolino al mio naso da oltre la sciarpa, poi fisso l'ascella del signore con la barba e gli occhi verdi e inorridisco, mai nella vita alzerò il naso da qui. 
Le porte si aprono e faccio passare chi deve scendere. Poi sale Vale, una mia compagna di classe, e alzo gli occhi al cielo senza farmi vedere. Che palle la devo salutare. 
Mi limito a mugugnare un "ciao" soffocato da sotto la sciarpa e un accenno di sorriso: non ho voglia di interagire con altri esseri viventi fino alla seconda ora di lezione. Distolgo lo sguardo per farle intendere che non ho nessuna intenzione di dilungarmi in conversazioni forzate e di circostanza. 
Dietro la ragazza con il cappello viola c'è un uomo alto, ben vestito e con la valigetta in mano, sembra mio padre quando decide di fare l'ambientalista e una volta ogni due anni prende l'autobus invece dell'utilitaria per andare in ufficio. Nel giro di cinque minuti lo vedo rubare un cellulare a un ragazzino e il portafoglio alla donna col cappello viola. Dovrei dire qualcosa, lo so, ma la verità è che ho paura. L'uomo si accorge che l'ho visto e mi lancia uno sguardo intimidatorio. Le persone che  sembrano quello che non sono mi spaventano.  
Le porte si riaprono, scendo anche se non è la mia fermata. Arriverò tardi anche oggi, e anche oggi non sarà una bella giornata per la donna col cappello viola.


F.

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6 commenti

  1. Ci saranno giorni dove non si arriverà tardi, e saranno giorni migliori anche per la donna col cappello viola.
    Alla fine la vita è così, come un tram. E se non va bene, ci si attacca al tram!

    Moz-

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    1. Però che stress! Oltre ai controllori pure i ladri ci si mettono!

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  2. Nessuno è mai chi ci si aspetta che sia.
    Nesusno mostra pubblicamente la propria vera faccia.

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    1. È proprio vero, portiamo tutti una maschera per apparire diversi, spesso migliori, da quelli che realmente siamo. Pirandello con la sua "teoria delle maschere" c'aveva preso.
      F.

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    2. In parte sì, in parte no.
      Io sono convinto si possa vivere serenamente anche senza maschera, mentre lui sosteneva che chi si leva la maschera va incontro a venir emarginato dalla società, se ben ricordo (o qualcosa del genere).

      Io credo si possa essere se stessi in mezzo alla società.

      Solo che è più difficile

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    3. Stiamo andando sul profondo, eh?
      Siamo fatti di maschere, ragazzi, le milioni di sfaccettature della nostra personalità cambiano -menomale!- in base alla persona che ci capita davanti, o alla situazione in cui ci troviamo.

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